“La lettera del maestro arrivò alle una meno venti, un venerdì verso la fine di giugno.
Come tutti gli avvenimenti destinati a modificare in qualche modo il corso, o la destinazione, della nostra vita, l’arrivo inaspettato del santo documento fissò nella mente di Gilberto ogni particolare di quella giornata. Quasi la stessa cosa che era accaduta per il rapimento di Aldo Moro o per l’attacco alle torri gemelle: per tutta la vita sarebbe riuscito a ricordare perfettamente quello che aveva fatto quel giorno, dove era stato, con chi aveva parlato e, di sicuro, tutto quello che era successo dopo.”
“La lettera del maestro vibrava dentro la cassetta delle lettere come il naso di un coniglio sopra i baffi, come il cuore di un neonato davanti alla tetta, come la pupilla di un tossico, come un atomo di cobalto sopra il filo di una ragnatela; la lettera del maestro in attesa trasmetteva segnali in codici sconosciuti verso ascoltatori lontani e malintenzionati, attraversava gli stati fisici e gli stadi di consapevolezza per stabilire nuovi record spirituali, sussurrava filastrocche senza rima a un pubblico di nani vestiti di rosa, ripeteva senza stancarsi tutti i numeri interi compresi nell’insieme dei numeri reali minori di infinito ma superiori a niente; la lettera del maestro era il serpente del giardino di Eden, era il rosario del Dalai Lama, era il vincastro di Abramo ed il Bastone di Mosé, la barba di Giovanni e la leggenda di Gesù, il grembo di Maria e il culo della grande meretrice, la trama del vestito da mago di Merlino e l’ordito delle mutandine di pizzo da sera della Fata Morgana.”
Alle origini di Buone Notizie, nella campagna senese il Maestro, (un guru? Un impostore? Un vecchio fricchettone?), dopo una vita passata a girare il mondo, medita di portare in qualche modo a compimento la sua lunga vita. I suoi amori, gli affetti, le amicizie e soprattutto i suoi tanti errori. Non ha però fatto bene i conti con il suo passato.